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Una mattina di giugno

 

di Pietropaolo Bontempi

 

 

 

Proveniente da Frattifranconi con me, sbattuto da mio zio Ettore sul basto tra due grossi fasci di fieno, Marcone l'asino che portava la soma, marciava a passo cadenzato, sulla strada bianca, che lo riportava alla stalla. Aveva una testa grande e due orecchie lunghe e diritte. In brevissimo tempo con una strada nella quale il sole mattutino penetrava a stento, ci trovammo ai Casali contrada costituita da otto o nove modestissime casette ad un piano addossate alla collina, attaccate l'una all'altra con una lieve rientranza al centro e abitate, ad eccezione di una dalla tribù dei Mazzarella . Infatti all'inizio, davanti alla porta di casa, c'era Tommaso Mazzarella ( Tomassu, grande affabulatore ) il quale, con due grossi baffi e due lenti nere sugli occhi gioioso e burlone, mormorando qualcosa militarmente salutò me e mio zio che arrancava d'appresso. Più in la Carmine Mazzarella ( detto 'u caccia  jente, quello che caccia i denti ), vedendomi a cavallo, emise un cigolio con le labbra accompagnato dalla solita mossa delle dita di una mano a dimostrazione di volermi cavare i denti. Naturalmente, sentendomi al sicuro, feci una grossa risata che richiamò su di me perfino lo sguardo affaticto di Rinaldo Di Clemente ( Rinardu u  scarparu ) che in quel momento, con le mani all'indietro e la pancia sporgente adempiva alla sua consueta passeggiata fino alla castagna ( località ove sorgeva un grosso castagno). Quindi al ponte dell'Immagina (immagine), Giacomo Foschi ( Giacomuccio ) e Francesco Sbarassa ( u Vignone ) che venivano da Collecesto (loc. di campagna ) si accodarono con le bestie, cariche ugualmente di fieno e assieme si proseguìper il paese, non senza aver fatto, di li a poco passando davanti la chiesetta di S. Vincenzo, l'eterno segno di croce. Parlarono del fieno, della secca e dell'annata poco propizia . Giacomuccio, con un movimento dissenziente della testa , rivolto a mio zio che non aveva detto nulla esclamò: 'vanno non è stagione proprio ne de frutta , ne tanto meno dé follaciani e dé cerace, pò ...me sa non ci scappa neppure 'na magnata . E'sso indicando un terreno al lato della strada - o raneturco non té forza a  cresce. " U Vignone " dalla sua altezza che raggiungeva la mia a cavallo , aggiunse io penso che o ranu e Burno me dovria fa na bbona reuscita prechè loco ci so missu o ranu rietino che regge alla secca ". Zio Ettoruccio, che aveva anche lui seminato il grano sulla montagna di Burno e parlava poco confermò con un lieve soriso quanto asseriva  " U Vignone ". Ricordo che si era ai primi di giugno del 1934 , in piena falciatura, con il sole levato da poco . Dai prati vicini si udiva a tratti lo sfregamento della - cota -sulla falce e si sentiva perfino il sordo affondare della lama nell'erba . Così , mentre Marcone filava via, un'aria odorosa e penetrante mi avvolgeva la faccia e non mi sfuggì neppure , il verso del cuculo, che doveva alloggiare nei pressi delle " Fossette " ne il gracchiare di due gazze poco lontane. Ma si era in prossimità del paese e , nonostante io tirassi con forza la cavezza e lo spronassi a deviare la marcia, Marcone volle con testartagine passare dotto i rami sfiorenti di un grosso albero ( l'olmo del signor Paolo Gagliardi ), che mi causò una lacerazione al cuoi capelluto . Avevo otto anni e non piansi. Volevo bene a Marcone che, poi preso per cavezza da mio zio , pacificamente continuò la strada dentro il paese. " U Vignone " arrestò il suo somaro davanti allo " Spaccio " e poi , tra una parola e l'altra con quelli che stavano seduti alle scale di Francesco ( Cicchetegliu ) , chiamò Poli ( Francesco Poli , gestore del sale e tabacchi ) pregandolo di portargli un sigaro . Giacomuccio proseguendo con noi per la via Vallonia fermò la bestia ove era ubicata la sua stalla la quale , per la precisione, si trovava davanti alla casa di Angelino ( Angelinu 'e Michigliu ) Domenico Marconi o meglio tra la stalla di Antonio Padovani( Mastrantonio ) e quella di Sciuchigliu. Scaricammo anche noi, in un vicolo chiuso della Vallonia, il fieno e con la fune nella carrucola tirata da Marcone lo sistemanno nel pagliaio.