di Pietropaolo Bontempi
I giorni prossimi al natale erano caratterizzati da una eccitante e sensibile attesa che nelle famiglie nei vicoli e sulla piazza creava già area di festa alla quale tra le tante e belle tradizioni natalizie, non andava disgiunta la preparazione della " ntossa. " Infatti , con il mese di novembre, si iniziava già a cercare il materiale ocorrente per fare la " ntossa " . Ciò era naturale compito dei ragazzi i quali, scorrazzando nelle campagne e nei boschi, procacciavano scorze, resine attacate ai tronchi di ncerte piante, fogliame ed altri prodotti di facile combustione che venivano ammonticchiati poi in un luogo asciutto della casa fino al momento della preparazione della " ntossa " la quale nei pochissimi giorni precedenti il Natale veniva gelosamente custodita in un angolo della cucina più prossimo al focolare. E questo era una gioia e un orgoglio specialmente per i più piccoli che , ogni sera, prima di imboccare la via del letto, pregustavano il tragitto della notte di Natale. E' ovvi che il confezionamento della " ntossa avesse richiesto allora una certa perizia . Questa consisteva, infatti, nel saper magistralmente disporre tra i due rebbi di una forca di legno , con un lungo manico, la scorsa degli alberi un po di stoppa imbevuta di resina, il fogliame ed altro idoneo materiale affinchè il tutto amalgamato avesse potuto poi dare una fiamma poi grossa e duratura. Naturalmente esisteva chi negli anni precedenti si era fatto una fama in questo campo. Ne cito qualcuno Mimmo 'e Cocco ( Domenico Bontempi ), Carminucciu 'e Arbinu ( Carmine Amicuzi) , Parisinu 'e Minnucciu ( Paris Tosini ) , Benedetto e gliù Genziere ( Benedetto Dell'Uomo ), e Costantinu e gli Casai (Costantino Mazzarella): tutti dai cinque agli otto anni più grandi di me. Ricordo che verso costoro regnava in noi più giovani un certo fervore competitivo, una emulazione tale che si accentuava durante i giorni della Novena natalizia. Questa aveva infatti un grandissimo fascino e malgrado il rigore della stagione , riempiva a sera la chiesa di gente che tutti in coro cantava il " REGEM VENTURUM DOMINUM * VENITE ADOREMUS. " e dalle canne del vecchio organo a mantice uscivano musica e suoni con note melodiose , frutto della sensibilità artistica di Sor Nicola , distinto signore del luogo. Noi ragazzi facevamo a gara come sempre , per servire il Prete nelle funzioni e poi, contenti ce ne tornavamo a casa sognando la Notte di Natale nella quale ognuno di noi sarebbe andato in chiesa e percorrendo la strada avrebbe stretto nel petto con ostentazione il manico della propria ' ntossa accesa.. La notte di natale finalmente arrivò si accesero tutte le 'ntosse e con esse si illuminarono tutte le strade ( in quel tempo non esisteva l'illuminazione pubblica ) . Raggiungemmo la piazza , si spensero le 'ntosse, e tutti entrammo in chiesa a cantare " TU SCENDI DALLE STELLE...."
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