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di Pietropaolo Bontempi

 

 

C'era una volta un albero , quello stesso albero che, all'inizio dell'età secolare chissà perchè, avevo preso come emblema di perfezionamento e di stile. Termini questi alquanto astratti ma che li volevo comunque trasmettere, non senza un punto di vanità, a me e al mio alberello dell'Aia di S. Maria. Ora quell'albero che sorgeva all'inizio della " Via 'elle Prata " non esiste più. Infatti fino al 1960 uscendo dal paese , a sinistra della strada che porta a S. Vincenzo, un olmo di grosse dimensioni si levava dietro il muro della cinta della casa di Sor Paolo Gagliardi e per la sua armoniosa conformazione chi transitava di li si soffermava a guardarlo. Io ero tra questi e ne stavo coltivando uno simile in località  " Aia di S. Maria. " Era della stessa specie aveva le stesse foglie, ma i rami crescevano in modo difforme. Per più anni, aiutato da un mio zio cercai una potatura che gli avesse dato forma e slancio simili a quelli dell'olmo dalle fronde tutte uguali. Purtroppo non ottenni i risultati sperati e rinunciai non senza invidia a questa univoca competizione che mi portò malgrado tutto ad un arricchimento interiore ed ad apprezzare quanto avesse potuto fare il Sor Paolo o la Natura per renderlo sempre più bello. E ricevuta questa eredità morale, da una pur deludente prova, trovo meraviglioso constatare oggi che certi sentimenti, avvertiti fin da fanciullo con senso di agonismo e di confronto a volte impari in un campo agronomico, mi abbiano lasciato nella mente e nel cuore un segno che ho portato poi sempre come tentativo parallelo di conquista e quindi di continua competizione nella vita. A parte tali considerazioni che forse non volevano evidenziare certe personali valutazioni, ricordo per restare in argomento che a lato del grande olmo e di fronte alla scuola posta a piano terra esisteva un piccolo giardino nel quale, ogni anno ai primi tepori, una fioritura di primule annunciava che la primavera era alle porte e che ai lati dell'ingresso alla scuola sarebbero riapparsi due grossi fusti con piante d'oleandro. ( Ed ora, con la primavera , balza d'imperio la figura augusta della signora Cristina, la maestra che tutti ricordano per la sua immensa bontà. Senza abusare del linguaggio aulico del De Amicis dirò semplicemente che era una mamma e soltanto una mamma dai modi gentili e affettuosi e da una voce dolce e suadente. E mentre il clamore degli scolari si smorzava lungo le vie di casa la Signora Cristina in attesa del turno pomeridiano, era già in cucina a dare una mano a " Nennella" ). Intanto l'olmo autentico capolavoro della natura continuava anche esso il lento risveglio primaverile. Ogni anno un manto di verde si calava sui rami affusolati e insecchiti dall'inverno formando un immenso ombrello che ogni giorno recandomi a scuola restavo estasiato a guardare. Lo vedevo altissimo dalla chioma folta , allungata e globosa, con i piccoli fiori rossicci dispostii a glomeruli e quindi poi con foglie ovate e seghettate. E così per tantissimi anni l'olmo si è rigenerato tra il cinguettio degli uccelli e le grida dei ragazzi dentro e fuori la scuola. naturalmente il tempo ha galoppato e con esso sono passati gli eventi le variazioni delle,cose e il succedersi dei diversi stati del nostro spirito. Moltissimi avvenimenti o mutamenti verificatesi in circostanze e situazioni particolari, sicuramente legate al periodo e all'ambiente, avevano avuto la silenziosa testimonianza dell'olmo che, dall'ultimo dopoguerra, era assurto a vera " istituzione " ospitando sotto le sue fronde numerose attività ricreativa, educativa, culturale e financo erotico-sentimentale. Il cartello " Villa Gaia ", affisso al tronco dell'olmo, ne testimoniava i valori umani, civili e morali dell' "istituto" e ne evidenziava l'humus di fattori sociali, ambientali e spirituali che avevano favorito il sorgere dell'idea. Ma la forza agglomerante che operava sotto le fronde dell'olmo erano soltanto lo spirito goliardico e la gioiosa libertà di vivere. Tante parole tanti progetti, tante illusioni! E le serate trascorrevano sotto la frescura dell'olmo a parlare a cantare e a suonare. Immagini forse da " vecchi ricordi " ma anche di un cuore giovane che sa ancora nonostante tutto commuoversi alle " anacronistiche " note di una chitarra nella notte.Teorica o pratica filosofia e quella di chi crede ancora al linguaggio silente di un olmo? Importante è rendere pago il proprio spirito. E se , a volte, il segno che rappresenta un ideaappare contrapposto alla realtà ciò non significa che il pensare e l'agire non abbiano nobili ideali e , a questo punto l'olmo ha dato il suo contributo. Povero olmo! tu che sfidando tute le intemperie e restando sempre li muto a raccogliere passioni ed interessi a testimoniare partenze e arrivi, ora muto ancora devi arrenderti inesorabilmente ad un fungo tuo micidiale nemico : " L'ofiostoma ulmi " agente della " grafiosi " o detta anche " Tillosi " malattia mortale dell'olmo. Le foglie ingiallirono seccarono e caddero e tu ancora muto caro olmo ne accettasti la fine.