di Virginia Cianciarelli
Ieri sono stata con Ninì, Vittoria e Sandra a fare un giro in automobile, e siam arrivate a Ville, percorrendo la strada che tante volte abbiamo percorso con te. La giornata era limpida e tiepida, e i nostri sguardi si sono posati ammirati sulle colline coperte di castagni, di querce e di faggi, le cui foglie , dal giallo al marrone bruciato, sembravano splendere al sole. A Ville ci siamo fermate e, appoggiate alla balaustra che da sulla valle, abbiamo guardato a lungo la casa paterna di mamma , che a Vittoria è piaciuta moltissimo. I grandi portoni e le finestre sono chiusi. Il terrazzo del primo piano cui si affaccia il grande nocciolo dal quale facilmente abbiamo sempre colto le nocchie, è coperto di foglie ormai marce. Tutto sembra in abbandono, e il silenzio regna in quel palazzotto che per due secoli è stato pieno di vita. Tornato a casa, ho cercato le foto di mamma bambina con i genitori ed i fratelli, ripercorso con l'anima la storia di una Famiglia per me importante ed amata. E improvvisamente ho rivisto la grande cucina nella quale si aprono numerose porte: quella della sala da pranzo con i mobili di legno di noce di piante centenarie cresciute là, nella " Chiusa " , quella del gran cucinotto, , un lato del quale è occupato da una lunga fila di fornelli maiolicati con piastrelle bianche a piccoli disegni azzurri geometrici, con le becche che si aprono in su per i tegami delle vivande da cuocere, e con le "fornacelle" ; in essa veniva alimentata la brace con la ventarola appesa anch'essa a un chiodo di una parete interamente coperta di tegami , anche grandissimi ammaccati e vecchi per l'uso, di alluminio e di rame. Al centro della parete della cucina , nella quale si aprono queste due porte, c'è un grande camino con una cappa immensa sotto la quale potevano tranquillamente stare in piedi quattro persone. Tutt'intorno al camino erano poste , controvento , panche di legno con l'alta spalliera , sui cui sedili, apribili, correvano lunghi e bassi cuscini trapunti . Sulla parete di fronte al camino, in alto , si apre nel muro una nicchia, nella quale nonno riponeva la polvere da sparo quando tornava a casa con il fucile dai suoi giri nei campi e nei boschi di cui era il padrone. Il soffitto della cucina un tempo era a travi di legno incrociate. Pochi anni prima che la nostra mamma ci lasciasse per sempre , la vita nella grande casa di Ville si era spenta , a causa anche dei lutti. Quando i nostri zii e le nostre cugine si trasferirono a Roma, la nostra mamma soffrì moltissimo al pensiero del grande portone che sarebbe ormai rimasto chiuso, al pensiero che quel grande portone che ogni mattina veniva spalancato per tempo e da sempre da Gustavo , il garzone che si occupava anche di accendere il fuoco. Negli ultimi tempi avevamo preso l'abitudine di recarci a Ville con mamma in occasione del Due Novembre , dopo la visita al cimitero ai nostri cari scomparsi. Nel grande camino ardeva un bel fuoco, e poichè eravamo attesi la costiera era pronta con le castagne. Poi zio Mimmo prendeva da uno dei mobiletti inseriti nel muro la "boccaletta" e si recava in cantina a spillare il vino nuovo, che era leggero frizzante ( mamma lo chiamava "aspribus") e che era buonissimo. Questi ricordi mi fanno soffrire perchè allargano in me una nostalgia struggente sofferta, ma sono parte di me, di noi, e per questo li richiamo alla vita, mentre dedico a te , o mio dolce fratello , questo mio povero "canto".
17 Novembre 1986 |