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Prima parte

 

 

Villerose

 

 Un po’ di storia

 

Dalle origini ai giorni nostri

 

 

di   EMANUELE  COSTANTINI

 

 

 

 

Si hanno notizie circa la nascita del borgo primordiale di Villerose già nel 3546 A.C., quando nell'ameno luogo dove oggi sorge il ridente paesino, trovavano rifugio alle intemperie Adamo ed Eva, precisamente nella località in cui si staglia verso il cielo ( quasi a revocare il rifiuto di Dio verso tali primordiali ominidi) il cosiddetto " Albero dell'Uomo ", che appunto prende il nome dall'episodio del frutto proibito noto alla globalità delle genti cristiane.

Purtroppo la vita bucolica del paesino venne presto funestata dall'uccisione di Abele presso le odierne " Soe Rosce", dove trovò la morte per mano del malvagio fratello Caino, che allora dimorava nel già tristemente noto "Casale Gagliardi" ( precedentemente appartenuto al biblico serpente della tentazione).

Non si hanno più notizie rilevanti di Villerose fino al 900 avanti Cristo, quando Noè si incagliò sotto il "Ponte del Carabiniere" tentando di risalire con la sua Arca il " Rio " dal " Fosso di Biagio " ( secondo le indicazioni della maga Benedetta ). Per la stupidità dell'impresa , tale ponte acquistò il nome che lo contraddistingue a tutt'oggi.

Nel 435 avanti Cristo , Villerose contava 1.300.000 anime , conquistandosi la fama di grandioso porto fluviale e nodo di scambio di merci destinate alla fastosa e vicina Roma. Il fiume veniva utilizzato soprattutto per il commercio della legna e degli affini ( frasche ) . Tra i paesi famosi bagnati dallo stesso fiume citiamo Piovalle, Civitella, Nece e le Rutti , più volte sommerso e poi riemerso. Ricordiamo tra le note famiglie dediche al legname la dinastia dei Bif e dei Trif.

Il più grande mercante indigeno dell'epoca rispondeva al nome di Alexandrus Lungus, che aveva trovato fortuna grazie al commercio di canna ( da zucchero) di cui aveva largamente diffuso il consumo, esaltandone le capacità terapeutiche all'insegna del motto  << quando capita, sempre! >> . Tale motto venne pronunciato , sembra, in prossimità degli odierni  " Ponticelli " ( nome sempre derivante dalla vita parallela del borgo con il vicino Flumens Saltus, principale affluente del Gange), in occasione di una degustazione consumata durante una notte di mezza estate.

Nell'eccezionale fermento dell'epoca, approdò un giorno a Villerose il famoso genio matematico Pitagora, che, tenendo conto dei movimenti del Sole e della Luna, la ciclicità delle stagioni, degli attributi degli abitanti del luogo, della parallasse e del postulato, abbozzò di proprio pugno quella che sarebbe divenuta la pianta di espansione della moderna città.

Lasciò come direttore dei lavori , che impegnarono migliaia di schiavi provenienti dall'Egitto e dall'Asia minore e centinaia di elefanti " Padulo " per circa 40 anni, il suo fedele allievo , l'iberico Andreas Cabezas ( italianizzato in Andrea Coccia ), che coordinò magistralmente la titanica opera.

Dopo l'avvento di Gesù ( che contrariamente a quanto si crede , non venne crocifisso in Galilea, ma proprio a Villerose, sul " colle del Mammoccio "  così chiamato per gli sfottò che i centurioni rivolgevano alla Sacra Figura, passando nei pressi del luogo ), dopo le persecuzioni dei cristiani , la caduta dell'impero romano e l'affermazione della cultura cattolica, Villerose diede i natali al primo Papa della storia Cristiana: Evelino ( Lino ) III, scherzosamente soprannominato " papetto " per via della sua bassa statura.

Lo strapotere del novello prelato diede vita a numerosi atti di prevaricazione sociale ad opera degli stessi appartenenti alla sua nobile famiglia, i Gagliardi, e più precisamente per mano del malvagio cugino "Johannes", di professione apicoltore, noto come "Il voce" per via di eccezionali episodi di flautolenza intestinale che ancora oggi narrano i più autorevoli trattati di sismologia, che non ebbe alcuno scrupolo nell'approfittarsi carnalmente di alcune fanciulle del luogo ( progenitrici delle ormai scomparse "Signorine", tristemente note per la loro tetra dimora, ormai abbattuta).

Per non risentire dell'impopolarità derivante dalle putride azioni del consanguineo, Papa Evelino lo scomunicò e lo condannò in contumacia in esilio nel già citato " Casale Gagliardi " , luogo inarrivabile e nefasto.

Johannes però si era reso introvabile, rifugiandosi sul "Monte Burno" presso il suo caro amico "Barbarasata" .

Venne scovato e tratto in arresto solo grazie ad un astuto tranello ideato e realizzato da Marco e Alessandro , valorosi abitanti di Villerose: gli venne offerto un uovo contenente del sonnifero e poi , già narcotizzato venne definitivamente messo fuori combattimento con un colpo ben assestato sferratogli con un piede di maiale.

Questa mirabolante impresa valse a far ricordare a noi tutti gli eroi di allora , chiamati da quel di rispettivamente " Cocco " e " Zampone ", per l'espediente che avevano messo in opera.

In epoche più recenti ci è caro ricordare le avventurose imprese navali di un altro Johannes, che per via del suo andare su e giù tra Villerose e le Americhe ( e più precisamente Cuba ) venne chiamato " Yo-Yo".

Nel corso di uno di questi viaggi, Johannes naufragò presso l'odierna Lampedusa e venne tratto in salvo da suo fratello maggiore Tipo, che andò a recuperarlo via fiume a bordo di una barchetta.

Questo episodio gli valse un curioso appellativo, che oggi è divenuto il nome di uno dei suoi discendenti : Remo.